L’ultimo simbolo egizio: l’elemento mancante per vincere in politica, ritornando al passato

Stargate

Egitto, 1928.

Durante alcuni scavi archeologici nella piana di Giza guidati dal ricercatore americano Robert Langford, viene portato alla luce un enorme coperchio di pietra e un gigantesco anello sepolto sotto di esso, che porta incisi dei geroglifici.

La figlia di Langford, Catherine, una bambina di 9 anni, già appassionata di geroglifici, ruba un amuleto dorato raffigurante l’occhio di Ra, trovato tra i vari reperti appena scoperti.

Successivamente, tutto il materiale ritrovato viene trasferito negli Stati Uniti per essere sottoposto ad accurate analisi da parte di numerosi esperti.

Si scopre che l’anello è fatto di un minerale sconosciuto sulla terra e l’operazione viene immediatamente coperta da segreto militare.

Molti anni dopo, nel 1994, a capo della segretissima elite di scienziati, vi è proprio l’ormai anziana Catherine.

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No Gay, No Party: perché non può esistere un partito omosessuale

no gay no party

Qualche tempo fa, un titolo di giornale ha attirato la mia attenzione:

“Il partito gay alle Comunali Milano. A ottobre debutterà la nuova formazione denominata “Partito Gay per i diritti Lgbt+”.

Ancora più interessante la dichiarazione del referente milanese:

Le persone Lgbt non vogliono più delegare le loro istanze a terzi. Vogliamo creare un nuovo soggetto politico, che traduca le nostre idee e i nostri valori per un Paese moderno, inclusivo, solidale, ambientalista e liberale, insieme a chi Lgbt non è.

Mauro Festa

In sostanza, secondo Festa, gli omosessuali non dovrebbero più delegare la rappresentanza delle loro istanze a partiti che non sono focalizzati esclusivamente sui temi a loro più cari.

Che tradotto significa: “Non votate più per certi partiti, ma per noi”.

Ecco cosa ne penso.

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Elezioni Mortali: come costruire un consenso di ferro e mettere KO gli avversari politici!

libro elezioni mortali

Quando ho iniziato a fare politica ero come un piccolo pesciolino indifeso in un mare pieno di squali.

Una facile preda pronta per essere mangiata.

Avevo l’entusiasmo del debuttante, ma ben presto mi sono accorto che non sarebbe bastato.

Per quanto qualcuno possa prenderti sotto la propria ala protettrice, non sarà mai a costo zero.

Essere una pedina inconsapevole non può portare benefici, ma solo problemi.

In quel periodo cercavo un punto di riferimento che potesse spiegarmi la dura e cruda (ma onesta) verità.

Non sono riuscito a trovarlo e ho dovuto imparare sulla mia pelle.

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Un marketing da Draghi: zero social, alta popolarità

mario draghi comunicazione

Ecco una delle frasi che sento ripetere più spesso:

Sui social bisogna esserci e darsi da fare, altrimenti è come se non esistessi.

Qualche parola può anche variare o essere invertita, ma il senso è quello.

Ovviamente, non sono d’accordo.

Il motivo è semplice: c’è un grosso fraintendimento di cui nessuno parla e che fa tutta la differenza del mondo.

L’errore comune è quello di pensare che sia la sola presenza costante sui social la chiave del successo in politica o nel business.

Non è così.

E ora spiego il perché.

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Gli uomini del capo: il rischio di rimanere sempre e solo gregari

Monte Rushmore

Hai mai usato un ombrello?

Domanda strana e risposta scontata, quindi te ne faccio un’altra.

Sai a cosa serve un ombrello?

Altra domanda strana con risposta semplice: per ripararsi dalla pioggia, ovvio.

Per alcuni anche dal sole, ma tralasciamo le differenze culturali.

Tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo usato un ombrello per ripararci dalla pioggia.

A volte abbiamo pure dato riparo ad altre persone.

Il termine che ricorre più spesso quando parliamo di ombrelli, quindi, è ‘ripararsi’, che deriva dal verbo ‘riparare’.

Vediamo ora una breve descrizione di tale verbo, presa dalla Treccani: “Proteggere, difendere da una cosa pericolosa o dannosa, opponendo a essa un ostacolo o impiegando altro accorgimento”.

Possiamo, quindi, affermare che ‘ripararsi’ è sinonimo di ‘proteggersi’, magari con l’ausilio di un oggetto che si frapponga tra noi e il pericolo.

Bene, è esattamente quello che fa l’ombrello: si frappone tra noi e ciò che riteniamo dannoso in quel momento, ovvero la pioggia.

A nessuno piacerebbe farsi una “doccia naturale”, magari d’inverno con il freddo, per poi prendersi una broncopolmonite.

Dove voglio arrivare con tutta questa premessa, apparentemente senza senso?

Ora te lo spiego.

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