Qualche tempo fa, un titolo di giornale ha attirato la mia attenzione:
“Il partito gay alle Comunali Milano. A ottobre debutterà la nuova formazione denominata “Partito Gay per i diritti Lgbt+”.
Ancora più interessante la dichiarazione del referente milanese:
Le persone Lgbt non vogliono più delegare le loro istanze a terzi. Vogliamo creare un nuovo soggetto politico, che traduca le nostre idee e i nostri valori per un Paese moderno, inclusivo, solidale, ambientalista e liberale, insieme a chi Lgbt non è.
Mauro Festa
In sostanza, secondo Festa, gli omosessuali non dovrebbero più delegare la rappresentanza delle loro istanze a partiti che non sono focalizzati esclusivamente sui temi a loro più cari.
Che tradotto significa: “Non votate più per certi partiti, ma per noi”.
Ecco cosa ne penso.
Alcune considerazioni:
- Questa iniziativa comporterà una reazione più o meno veemente (pubblica o sotto traccia) da parte di quei soggetti, siano essi partiti o esponenti politici, che negli anni si sono costruiti un posizionamento a difesa dei diritti dei gay. Ci sono tanti voti in ballo e non ce li vedo a sinistra a mollare tanto facilmente quella fetta di consensi. Mi aspetto risposte del tipo: “Un partito che difende i diritti del popolo LGBT c’è già ed è …”. Con tanto di testimonial importanti a supporto.
- Non credo che questo partito potrà avere molto successo. I partiti di scopo, almeno in Italia, non hanno mai funzionato. Uno dei tanti esempi? La lista “Aborto? No grazie” di Giuliano Ferrara. Inoltre, partiti così specificatamente ‘marchiati’ rischiano di allontanare persone che condividono certe battaglie, ma non sono disposte a essere associate solo a quelle. Un gay o una lesbica dal carattere riservato (la maggior parte), difficilmente metterebbero la faccia a supporto di un progetto simile.
Lezione importante da tenere a mente: ok costruirsi un posizionamento e focalizzarsi, ma ci sono dei limiti anche qui. Forza Nuova, un partito quasi monotematico sugli immigrati, è finito per morire delle sue stesse battaglie e ha ceduto, di tornata in tornata, il consenso elettorale vero a partiti più organizzati e ‘popolari’.
Quando si mettono in atto operazioni delicate, come quella della costituzione di un nuovo partito, è fondamentale avere chiari quelli che sono gli obiettivi concretamente realizzabili, altrimenti si rischia una debacle rovinosa.